BIMBO VINCE 1000 $ E LI DONA ALL'AMICA PER FARE LA CHEMIOTERAPIA (clicca e leggi)





Un bimbo di otto anni dopo aver vinto la caccia al tesoro del suo quartiere ha usato i soldi della vincita per aiutare una vicina di casa di soli due anni a pagare la chemioterapia.

 Wyatt, un bambino americano di otto anni, ha guadagnato 1000 dollari vincendo la caccia al tesoro, sponsorizzata da una banca locale, organizzata nel suo quartiere. Noelle Erber, il padre di Wyatt, lo ha aiutato a cercare tutti gli indizi che lo hanno poi portato alla vittoria. I soldi però non li ha tenuti per sè ma ha deciso di donarli alla famigla della sua vicina di casa, Cara, che a soli due anni è affetta da una leucemia. La madre della bimba, Trisha Kielty, racconta: "Lui mi ha chiesto 'Con 1000 dollari quanta chemio si compra?', sono rimasta completamente basita dalla sua domanda. Ha vinto e ha donato a noi il guadagno...è pazzo". Noelle, il padre del bambino, ha raccontato ad ABC news: "Lui mi ha detto 'Facciamolo, e se vinco i 1000 dollari voglio donarli a Cara'. L'idea di poter donare 1000 dollari lo ha entusiasmato". Alla piccola Cara è stata diagnosticata una leucemia linfoblastica acuta solo una settimana prima della vincita. Trisha ha raccontato che quando Wyatt entra a casa loro Cara fa dei sorrisi grandissimi. La donna era titubante sull'accettare i soldi da un bambino e ne ha parlato con la mamma di Wyatt, insieme hanno deciso di rispettare il volere del bambino. L'atto di generosità ne ha generato altri, un uomo ha inviato una lettera a Cara scrivendo "Abbiamo bisogno di più bambini come Wyatt", all'interno della busta vi si trovavano 100 dollari. Un dipendente della banca, che aveva messo in palio i mille dollari, ha raccontato che ha avuto la pelle d'oca quando gli hanno raccontato cosa aveva fatto Wyatt. Rachel Case, della First Clover Leaf Bank, ha detto: "E' la cosa più dolce che abbia mai sentito, ha giocato tutta l'estate impegnandosi solo per poterle donare i soldi. Non conosco nessun bambino di 8 anni che avrebbe fatto lo stesso".


FONTE http://www.net1news.org/

LA MAMMA HA UN TUMORE, NONNA PARTORISCE LA NIPOTINA (clicca e leggi)





Cindy Reutzel, 53 anni, ha partorito la propria nipotina. La figlia era stata operata di cancro all'utero e non poteva avere bambini: la nonna si è offerta di portera a termine la gravidanza per conto della figlia e adesso è nata una bambina.

 STATI UNITI - Ha prestato il proprio utero alla figlia per permetterle di realizzare il suo sogno: avere una famiglia. E' la storia di Cindy Reutzel, 53 anni di Naperville, nell'Illinois che ha dato alla luce la piccola Elle Cynthia Jordan. Qualche anno fa la ragazza, dopo aver scoperto di essere incinta, si era recata da un dottore insieme al marito Mike, ma qui aveva appreso di essere malata di cancro: "Non riesco nemmeno a descrivere quello che mi è passato per la testa in quel momento: scoprire di avere il cancro e di non aver più nessuna chance di portare a termine una gravidanza" ha raccontato la giovane. Uno choc, non soltanto per la figlia, ma anche per la futura nonna. Nove mesi fa la decisione: Cindy propone di essere lei a sostenere la gravidanza al posto della figlia. "Io e mio marito non eravamo sicuri che ce la potesse fare fisicamente. All’inizio non l’abbiamo presa in considerazione, non ci sembrava realistica una cosa del genere". Con il passare del tempo Mike e Emily si sono convinti che quella fosse la strada giusta da percorrere e cosi, dopo un check-up psicologico e una cura ormonale, nell’utero di Cindy è stato dunque impiantato un ovulo di Emily fecondato con lo sperma di Mike che, nove mesi dopo, in un ospedale di Chicago, ha preso il nome di Elle. Le foto della neo-mamma nonna stanno facendo il giro del mondo anche se c'è già chi solleva dubbi sull'utilizzo della cosiddetta fecondazione assistita.


FONTE http://www.net1news.org/

UN UTERO PER 13 FIGLI...(DEGLI ALTRI) (clicca e leggi)

 

La storia di Carole Horlock, che da anni si presta a chi ne ha bisogno 

 

 “Non lo faccio per i soldi, ma per le persone”: anche perché accettare pagamenti è illegale. Ma Carole Horlock è sincera quando racconta della storia che dal 1995 l’ha portata ad offrirsi a coppie che non potevano procreare, offrendo il suo ventre per 13 volte. Sta aspettando, infatti, il suo 13mo bambino che darà ad una coppia italiana.

 TREDICI FIGLI - Il Daily Mail ci racconta la sua storia. “La signora Horlock afferma di aver sentito parlare per la prima volta della surrogazione di gravidanza in un giornale nel 1995 mentre lavorava in lavanderia.

 Allora era divorziata con due bambine che amava crescere e non poteva immaginare come sarebbe stato devastante per altre persone non riuscire ad avere bambini. Ha fatto nascere, da allora, otto bambine e quattro bambini, inclusi due gemelli e, in un altra occasione, tre gemelli”. In quest’ultimo caso era ad Atene, nel 2005: il primo bimbo fu Panagiotis, poi Paraskevi, una bimba, e poi Helen. “Sono tutti in salute”, dice il Mail.

UNA FOTO E UNA LETTERA - “Le persone che aiuto mi dicono che gli do un dono prezioso”, racconta la donna, “come posso vedere nei loro volti quando tengono i bimbi per la prima volta. E’ un momento molto carico, molto emozionale. E’ il motivo per cui lo faccio”. Ora sta portando in grembo la sua tredicesima gravidanza: viene dall’Hertfordshire e ora vive a Bordeaux. Dei bimbi che fa nascere, Carole non chiede più niente: “Solo una lettera all’anno e una foto per sapere come stanno”. Le foto di tutte le bimbe “sono in una scatola nella sua fattoria di Bordeaux, Francia, in cui vive con il suo partner da 14 anni, Paul”. Ha anche due figlie sue, avute da due matrimoni diversi: per il padre, con cui Carole non parla più con il padre: “Sta dando via i miei nipoti”, dice.

FONTE GIORNALETTISMO

MAMMA GATTA ABBRACCIA IL SUO CUCCIOLO MENTRE SOGNA (clicca e guarda)



SCOPRE DI ESSERE INCINTA 3 ORE PRIMA DI PARTORIRE (clicca e leggi)




La 21enne Belinda Waite aveva accusato vari dolori addominali negli ultimi nove mesi, che i dottori avevano attribuito ad una forma di intestino irritabile. Altri sintomi, come le braccia e le gambe gonfie, erano stati spiegati come una forma di allergia. Questo finché la ragazza non si è recata in ospedale perché aveva dolori addominali particolarmente forti. E i medici dell’ospedale, con una certa facilità, hanno effettuato la loro diagnosi: la ragazza era infatti incinta, di nove mesi, e quei “dolori addominali” non erano altro che doglie. Tre ore dopo, la ragazza era in sala parto, per dare alla luce una  bambina di poco più di 4 kg, in buona salute. Nonostante il fatto che la Waite non abbia certo preso nessuna di quelle precauzioni normalmente consigliate alle future mamme. Belinda ha poi raccontato: “In effetti, avevo la sensazione che qualcosa si muovesse dentro di me, negli ultimi mesi. Ma non avevo mai preso in considerazione l’idea di essere incinta, e sembra che neppure i dottori lo abbiano immaginato”. E ha aggiunto: “Certamente è uno shock enorme per me ed il mio ragazzo, ma siamo molto felici”

DOPO 8 ANNI DI MATRIMONIO SCOPRONO CHE BISOGNA FARE SESSO PER AVERE FIGLI (clicca e leggi)




Una coppia di coniugi tedeschi si è presentata in una clinica per la fertilità  dato che, dopo otto anni di matrimonio, non avevano ancora avuto figli, e non riuscivano a capire perché. Gli esami però non hanno evidenziato alcun problema fisico in nessuno dei due coniugi. Grande è stato lo stupore del medico quando alla domanda “Quanto spesso fate sesso?”, la coppia (36 anni lui, 30 lei) lo ha guardato interrogativa e gli ha chiesto: “cosa intende esattamente?”. È  emerso che la coppia è cresciuta in un ambiente ultra-religioso, e nessuno aveva mai spiegato loro come nascono i bambini. I medici sottolineano: “Non stiamo parlando di persone mentalmente ritardate, ma di persone che  dopo anni di matrimonio non erano consapevoli dei requisiti fisici per procreare“. La coppia  è stata messa in cura presso un terapista sessuale. Inoltre la clinica ha avviato una ricerca per scoprire se vi siano altre coppie nelle stesse condizioni.

CASO ORLANDI, IL TESTE "LA SEQUESTRAI IO, POTREBBE ESSERE VIVA" (clicca e condividi)


Le rivelazioni dell'uomo che ha fatto ritrovare il flauto della ragazza scomparsa: "Ero uno dei telefonisti del sequestro. Emanuela, come pure Mirella Gregori, non subì violenza e fu trasferita a Parigi".

 
Il prossimo 22 giugno ricorre il trentennale della scomparsa di Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno 1983. In questi trent'anni non si è ancora riusciti a far luce sul caso, a sapere che fine ha fatto la ragazza. Sono state formulate le ipotesi più disparate ma ancora non si è giunti alla verità. In tal senso, possono rappresentare un fondamentale punto di svolta per le indagini le confessioni del superteste M.F.A., ovvero l'uomo che lo scorso 3 aprile con una segnalazione alla trasmissione "Chi l'ha visto?" ha permesso il ritrovamento di quello che risulterebbe essere il flauto (le immagini nella fotogallery) che Emanuela portava con sé nel momento della scomparsa.

L'uomo ha deciso di collaborare con gli inquirenti e ha confessato di essere "uno dei principali telefonisti" del sequestro che sarebbe stato organizzato "dal nucleo di intelligence di cui facevo parte con lo scopo di mettere pressione alla Santa Sede". Una sorta di "lobby del controspionaggio" usata nella lotta tra le diverse fazioni all'interno del Vaticano che  interveniva con foto e intimidazioni su temi all'epoca scottanti come "la gestione dello Ior, la revisione del codice di diritto canonico, i finanziamenti a Solidarnosc e le nomine". Il sequestro di Emanuela Orlandi, così come quello di Mirella Gregori avvenuto un mese e mezzo prima, rientrebbero così nella strategia attuata ai fini di condizionare la curia vaticana. Il superteste, inoltre, sostiene che in entrambi i casi non si sarebbe trattato di un vero e proprio sequestro, ma di un "allontanamento volontario", almeno nelle prime fasi. "La Gregori - sostiene il teste - addirittura si innamorò di un nostro operatore, andò all'estero e tornò solo una volta in Italia, nel 1994, per incontrare la madre in un caravan in corso d'Italia a Roma"; rivelazione smentita in toto dalla sorella di Mirella che l'ha definita una "falsità assoluta". Per quanto riguarda Emanuela, invece, "una sua compagna di scuola sarebbe salita con lei insieme ad un finto prete" nell'auto che la prelevò davanti al Senato il giorno della scomparsa. L'idea era "quella di liberarla presto, non appena la denuncia di scomparsa avesse creato pressioni" ma i piani cambiarono anche a causa "dell'appello che il Papa fece all'Angelus il 3 luglio che fece diventare il caso di dominio mondiale". 

Il teste assicura che Emanuela "non subì violenze" e che fino al dicembre 1983 "visse in due appartamenti e due camper, dove la rassicuravamo dicendolo che la famiglia era al corrente e le procurammo anche un pianoforte". In seguito "il gruppo la trasferì a Parigi, dove potrebbe essere ancora viva, così come Mirella, ma non ho idea di dove possa essere". L'uomo ha affermato, inoltre, di essere stato presente il giorno del sequestro a via Rinascimento, dove sparì la giovane: "ero lì per scattare delle foto alla Bmw in cui c'era De Pedis - il boss della Banda della Magliana, ndr -". Sul motivo per il quale si sarebbe deciso a testimoniare solo adesso, dopo trent'anni, ha detto agli inquirenti di essersi mosso ora in quanto fiducioso sul nuovo clima che si è instaurato in Vaticano dopo l'elezione di Papa Francesco. Gli investigatori stanno indagando per cercare di capire l'attendibilità delle rivelazioni del teste.

fonte http://www.net1news.org

COM'E' FATTO UN KEBAB (clicca e leggi)



In rete si diffondono leggende di vario tipo secondo le quali in questi panini sono presenti occhi, cuori e polmoni di animali. La realtà invece parla di un alimento non dietetico ma che rispetta i requisiti di sicurezza nazionali ed europei anche se qualche dubbio resta sull'etichettatura 




L’Italia, e non solo, negli ultimi anni si è “innamorata” di un panino turco molto particolare composto da carne, verdure e salse. Parliamo del “Kebab”, in arabo “carne arrostita”. Un piatto di origine turca diventato famoso in tutto il mondo grazie all’emigrazione delle popolazioni del medio oriente.

LE PROTESTE - Parliamo però di un piatto avversato da molti, sia per questioni culturali sia per questioni alimentari. Lo scorso anno parlammo di un monsignore di Sarzana, in provincia di La Spezia, don Piero Barbieri, per il quale una gastronomia etnica a pochi metri dalla sua chiesa sarebbe stata considerata “inopportuna” per il decoro della città. Anche se nella località erano presenti all’epoca già due “kebabbari”. La Lega Nord già da tempo combatte il fenomeno espansionistico delle rosticcerie mediorientali. Ad esempio, come ci ricorda il Foglio, alle ultime amministrative di Bologna il candidato sindaco leghista Manes Bernardini tra le sue proposte voleva fissare ”limiti al proliferare di negozi etnici”, al fine di evitare che la città sia sempre più invasa da venditori di kebab.

LE QUESTIONI DI PRINCIPIO - Ci sono poi barriere culturali difficili da scardinare. Esistono molte persone che non mangiano kebab per una questione d’igiene e di non fiducia. Capita spesso, specie al termine di una serata tra amici, di sentire la voce di qualcuno che tra le opzioni del panino pre-nanna (forse non salutare ma certo molto utile specie dopo una serata in cui si è perso il controllo degli alcolici) tende a scartare il kebab, a volte per mere questioni di principio, magari rinfocolate dalla lettura di articoli nei quali vengono annunciati metodi “particolari” per la realizzazione dello spiedo rotante, chiamato in turco “doner”.

OCCHI NEL KEBAB? - Su Facebook in queste ore è diffuso un articolo qui ripreso da Agoravox nel quale si dice che la carne del kebab in realtà sarebbe il frutto del miscuglio di intestino, polmoni, lingua, occhi, scarti di macelleria, ossa, sale e grasso animale. Non, no è la ricetta della zuppa di una strega ma gli ingredienti della “carne” di un Doner Kebab. Per rafforzare tale tesi viene proposto il link ad uno studio condotto in Inghilterra da un’equipe di scienziati e nutrizionisti ma nel riassunto si spiega che più del 50 per cento della carne analizzata è diversa da pollo e vitello, con la carne che è in realtà un miscuglio di prodotti diversi. Nel 9 per cento dei casi poi non è possibile definire con chiarezza la natura della carne. Il Kebab poi conterrebbe tra il 98 per cento ed il 277 di sale accettabile mentre ogni panino conterrebbe tra le 1000 e le 1990 calorie.
 
 
I CONTENUTI DELLA RICERCA - Analizzando la ricerca, pubblicata nel gennaio 2009 dall’agenzia inglese Lacors, si scopre che l’allarme vero in realtà è un altro. Sul numero dei kebab studiati, 494, un quarto conteneva solamente carne di pecora mentre erano 43, quindi meno del 10 per cento, la cui composizione è sconosciuta. O meglio, è ufficialmente “no result”, “nessun risultato”. Ma questo non sembra preoccupare granché i ricercatori. La circostanza ritenuta più grave è data dalla presenza di carne di maiale nei campioni analizzati. I musulmani, come tutti sanno, ritengono tale alimento impuro. Quindi non viene etichettato. Questo però porta ad una diffusione su larga scala di un prodotto “falso”, con la conseguenza natura che è impossibile determinare con certezza quanto maiale ci sia nel doner.
LE DIFFERENZE CON IL REGNO UNITO - Non solo. E’ stata verificata una violazione generalizzata della legge inglese sull’etichettatura dei prodotti alimentari, datata 1996. Il risultato? E’ capitato che per alcuni prodotti fosse rilevata la presenza di carne non dichiarata, ed anche il contrario, ovvero che venissero certificati “ingredienti” in realtà non presenti. Per quanto riguarda invece l’apporto calorico, la ricerca elenca i dieci “kebabbari” più “pesanti” del Regno Unito, cioè quelli la cui carne è la più grassa e ricca di sale. Ma è necessario poi considerare che a differenza di quanto accade in Italia, da quelle parti i kebab vengono venduti secondo le “misure”, ovvero “piccolo”, “medio”, “grande”, con il paradosso per cui quello tecnicamente più pericoloso, ovvero il “large”, sia in realtà il più magro. Poteri del marketing.

TRA 500 E 1000 CALORIE - Mediamente quindi, al netto delle salse, un kebab medio, composto da 300 grammi di carne (e ribadiamo, parliamo di un’analisi del mercato inglese) può portare a circa 1000 calorie di fabbisogno, salse escluse, le quali rappresentano il 40 per cento delle necessità di una donna ed il 50 per cento di un uomo. Il problema quindi sta nelle quantità perché 100 grammi di kebab hanno un apporto calorico pari a 336. Sempre analisi dell’istituto inglese. Quindi vuol dire che i dati relativi ai grassi, al sale ed alla presenza dei saturi sono basati su quello che viene offerto nel Regno Unito. Tant’è che Mykebab spiega come nel nostro Paese un panino del genere garantisca un apporto calorico di circa 500 calorie. Certo parliamo comunque di numeri importanti specie in relazione alle ridotti dimensioni del panino.

LE ANALISI CONDOTTE A ROMA - Per concludere sottolineiamo poi come non vi sia alcun riferimento agli “scarti”. La ricerca inglese non parla né di cuore né di polmoni, figurarsi di occhi, a riprova di una certa superstizione nei confronti di tale alimento. A questo punto cerchiamo di capirne qualcosa in più aiutandoci con il Fatto Alimentare, il quale ci spiega quelli che possono essere i veri pericoli di un kebab a partire da uno studio realizzato dall’Istituto Zooprofilattico di Toscana e Lazio su iniziativa della tecnologa alimentare Bianca Maria Varcasia. L’analisi, pubblicata il 7 dicembre 2012 e che si è occupata 44 punti vendita romani, ha dimostrato come in alcuni kebab della capitale sia stata servita anche carne di maiale mentre in 9 di questi sono state scoperte “irregolarità di minor rilievo”.

LE SCOPERTE - L’analisi è partita appunto dalle rilevazioni condotte in Inghilterra e delle quali vi abbiamo parlato in precedenza. I servizi veterinari delle Asl hanno prelevato 44 campioni nel periodo 2010-2011 per analizzarli con la tecnologia “microarray” che consente di distinguere la presenza di carni avicole (quindi di pollo o tacchino) dalle altre, tra le quali alcune meno diffuse nel nostro Paese. 33 kebab sono risultati preparati con carne di pollo, tacchino e vitello, conformemente a quanto riportato sull’etichetta del prodotto, negli altri 11 invece le dichiarazioni non erano conformi a quanto riportato sulla “carta d’identità”. In 9 kebab non è stata trovata la carne bovina dichiarata in etichetta mentre in due è stata rilevata carne di maiale.

fonte GIORNALETTISMO

 













U&D: TERESANNA, ADDIO A FRANCESCO. "FINE DELL'AMORE, NON FINE DELLA VITA" (clicca e leggi)


ROMA - "Che importa chi ha lasciato chi? Non mi va di fare precisazioni di questo tipo", Teresanna Pugliese torna a parlare della fine della sua relazione con Francesco Monte, nata sotto le telecamere di "Uomini e donne", programma condotto da Maria De Filippi: "La nostra storia è finita - ha dichiarato a "Visto" - questo quel che conta. E siccome io, quando amo, do tutta me stessa, per questa rottura ho sofferto tanto. E non nego che anche adesso, quando guardo le nostre foto, quando ripenso ai momenti belli, sono assalita dalla malinconia. Ma se una storia non funziona, non funziona. Bisogna reagire, bisogna andare avanti. La fine di un amore non può rappresentare la fine della vita".
L'emozione pensando a lui non manca (" Ascolto qualche brano d’amore strappalacrime. Sì, lo so, è da masochista. I miei amici dicono che sono matta, che dovrei distrarmi con qualcosa di divertente anziché rigirare il coltello nella piaga. Ma io sono convinta che i momenti di dolore non si possano rimuovere, né tantomeno cancellare. Meglio viverli fino in fondo, senza prendersi in giro da soli"), e viceversa: "Considerando che il nostro amore è stato importante anche per lui, che l’abbiamo fortemente voluto e che per proteggerlo abbiamo fatto tanti sacrifici, immagino che abbia, come me, i suoi momenti di sconforto. Ma non lo sento da un mese, quindi non posso dire per certo come sta lui".


FONTE leggo.it

SASHA, L'EROE DEI CANI RANDAGI: LI SALVA E LI STERILIZZA. "NE HA PIÙ DI 400" (clicca e leggi)


BELGRADO - Salva 400 cani dalla strada e riesce a farli convivere in pace. Si chiama Sasha Pejčić l'eroe del momento degli animalisti serbi, che da qualche anno si dedica alla raccolta, alla sterilizzazione, alla cura di tutti i cani randagi che incontra sulla sua strada. Grazie al carisma che esercita sugli animali, Sasha riesce a farli convivere tutti in pace, senza mai una baruffa, e quando si muove nell'ambiente in cui vengono custoditi liberi, un vecchio maneggio nella città di Nis, le 400 bestiole lo seguono in massa come uno sciame surreale.
Tuttavia, il paradiso del generoso signore serbo potrebbe avere presto fine: le cifre per il sostentamento dei cani sono diventate così ingenti da non riuscire più a garantire tutto ciò di cui hanno bisogno, nemmeno con l'aiuto dell'associazione austriaca che lo ha sostenuto fino a oggi, e che per la prima volta ha dovuto lanciare una raccolta fondi dal sito.


FONTE leggo.it

PRENDE LA BORSA SBAGLIATA ALLA CASSA MA SCOPRE CHE VALE 32 MILA EURO (clicca e condividi)


Vi è mai capitato di prendere in prestito per sbaglio la borsa di un amico vostro, di un conoscente oppure proprio di uno sconosciuto? La vicenda che vi raccontiamo oggi è davvero interessante, e si è svolta in Italia, precisamente nel negozio Hermes di Milano.
Un tipo è uscito dall’esercizio commerciale convinto di aver preso la borsa appena acquistata, pagata ben 1940 euro, e invece si è accorto di avere in mano un pacchetto sbagliato, con un’altra borsa, molto più costosa.
Dopo poco, la scoperta: quella borsa valeva ben 32 mila euro. Si è trattato di un errore, le confezioni delle due borse erano identiche, e così alla cassa lui o l’altro si sono sbagliati , ed hanno preso involontariamente il pacchetto dell’altro. Secondo quanto riportato, la cliente ad avere preso la borsa sbagliata sarebbe una donna giapponese, che la polizia sta cercando di rintracciare: per trovarla, si sono serviti dei dati lasciati per il pagamento.Tutto ciò si è verificato in via Sant’Andrea, che si trova all’angolo di Via Della Spiga. La polizia sembra essere tranquilla, ed ha appreso che si tratta di uno scambio di pacchetti involontario.

I BAMBINI NATI 40 ANNI DOPO ESSER STATI VOLUTI (clicca e leggi)


È il campione di sperma più vecchio utilizzato finora 

 

Non poteva avere figli insieme a sua moglie e ha deciso di congelare lo sperma in attesa di tempi migliori: a quarant’anni da quel giorno, è diventato padre.

IL CASO – La storia la racconta Clarìn e riguarda il lieto fine di un eroe di guerra che non è potuto diventare padre ma adesso la sua sorte è cambiata: grazie al congelamento di un campione di sperma, oggi una donna ha avuto due gemelli. Sono passati quarant’anni dalla donazione, il caso è unico.

LA DONAZIONE – L’uomo ha scelto di conservare un campione nel 1971 e da allora ha atteso di poter avere un bambino per lasciare un erede maschio, come previsto dalla sua cultura. Lo sperma è stato immagazzinato in un laboratorio di genetica ma quando ha chiuso i campioni hanno iniziato a viaggiare e il suo è finito nella società fondata da Russell Bierbaum, la Repro Tech.

IL PARERE – “I crobiologi avevano previsto una lunga conservazione per il tessuto umano, anche per migliaia di anni e grazie a questo caso ci siamo avvicinati a una nuova consapevolezza” ha riferito Bierbaum. E ancora: “Per noi è stata una scoperta emozionante, i bambini appena nati non sono solo un segno del successo della crioconservazione e della fecondazione in vitro ma rappresentano anche una speranza per i pazienti affetti da cancro che temono di perdere la fertilità”.


FONTE GIORNALETTISMO

'PRESUNTA' TERRORISTA, NON PUÒ VOLARE. BIMBA DI 18 MESI SULLA NO FLY LIST (clicca e leggi)


NEW YORK - Una bimba di 18 mesi viene scambiata per terrorista e fatta scendere da un volo di linea. Il nome della piccola era finita sulla no fly list, l'elenco dei passeggeri ai quali non è consentito volare perchè terroristi o sospetti terroristi.
Riyanna
e i suoi genitori, i quali hanno preferito restare anonimi, erano appena saliti su un volo Jet Blue in partenza dall'aeroporto di Fort Lauderdale in Florida. Ad un certo punto una assistente di volo li ha avvicinati e gli ha detto che gli agenti della sicurezza volevano parlare con loro.
Dopo aver atteso una trentina di minuti al terminal, l'intera famiglia è potuta risalire in aereo. I genitori della piccola, entrambi nati e cresciuti in New Jersey, si sono tuttavia rifiutati di farlo per non dover subire l'imbarazzo causato dai commenti dei passeggeri. «Siamo stati messi in mostra come in un circo - ha detto il padre di Riyanna - perchè mia moglie indossa la 'hijab' (il velo islamico)».


FONTE leggo.it

COME SI CAPISCE CHE COSA C'E' DIETRO UN SORRISO (clicca e leggi)

«Solo se il sorriso è lento è sincero». Altrimenti
può nascondere disaccordo, sarcasmo e cortesia.

 MILANO - Quello della Gioconda è il più famoso di tutti i tempi. Enigmatico. Impercettibile. Equivoco. Ma cosa si nasconde, in fondo, dietro a un sorriso? Tendenzialmente riteniamo che gli ottimisti siano più inclini a sorridere e che sorridere sia espressione di felicità. Ma in realtà non sempre un sorriso è sinonimo di gioia o entusiasmo. Sorridiamo, infatti, anche quando siamo frustrati. Forse senza rendercene conto, tanto che la maggioranza delle persone è convinta di non farlo. E a quanto pare, non siamo neppure abili a distinguere facilmente un vero sorriso di gioia da uno malinconico, indice di frustrazione. Lo conferma una ricerca condotta dall'Affective Computing Group del MIT Media Lab di Boston.

L’ESPERIMENTO – Il team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology ha creato due situazioni sperimentali. Nella prima hanno chiesto ai partecipanti di esprimere gioia e frustrazione (pensando a situazioni piacevoli o al contrario negative), mentre nel secondo esperimento hanno cercato di suscitare questi stati emotivi attraverso la visione di un filmato divertente e facendo vivere ai partecipanti un’esperienza realmente frustrante. In entrambe le situazioni sperimentali, una webcam ha registrato le espressioni facciali dei soggetti coinvolti. «Quando abbiamo chiesto di simulare la frustrazione – ha spiegato Mohammed Ehsan Hoque –, il 90 per cento dei soggetti non ha sorriso. Ma quando abbiamo fatto compilare un dettagliato questionario online, e tutte le informazioni sono sparite nel momento in cui hanno premuto il tasto "invia", il 90 per cento di loro ha sorriso». Frustrati e sorridenti, dunque. Ma analizzando i video, è emerso chiaramente che mentre i sorrisi felici compaiono sul nostro viso gradualmente e altrettanto gradualmente scompaiono, quelli legati a un’esperienza frustrante appaiono all’improvviso e svaniscono velocemente. «Ecco perché sorridendo, non sempre risultiamo sinceri e genuini. Questione di tempistica» ha precisato il dottorando.
 
UN COMPUTER DISTINGUE GIOIA E FRUSTAZIONE - I ricercatori hanno anche sviluppato un software in grado di distinguere i sorrisi di gioia da quelli di frustrazione. E hanno constatato che, in effetti, il computer è più bravo di noi nell’identificare le emozioni, positive o negative, che si nascondono dietro a un sorriso. Solo il 50% dei soggetti che hanno partecipato al test, infatti, è riuscito a individuare la differenza. «Comprendere in che modo alcuni dettagli delle espressioni facciali rivelino le emozioni sottostanti è uno degli obiettivi principali di questa ricerca» ha ribadito Hoque che, con i colleghi dell’Affective Computing Group, si prefigge di sviluppare nuove tecnologie e modelli computazionali in grado di riconoscere i segnali non verbali delle interazioni, tenendo conto del ruolo importante che ha la sfera emotiva nell'esperienza umana. Obiettivo dichiarato dello studio è aiutare le persone a gestire meglio le comunicazioni faccia a faccia, in cui è determinante riuscire a interpretare gli stati emotivi che si celano dietro le espressioni facciali. «Alle persone con autismo, per esempio, viene solitamente insegnato che se una persona sorride è felice, ma noi abbiamo dimostrato che non sempre è così. Inoltre, solo perché un cliente sta sorridendo, non significa necessariamente che sia soddisfatto. Conoscere quindi cosa si nasconde dietro a un sorriso può essere importante per capire meglio chi si ha di fronte e soddisfare le sue esigenze» conclude.
 
SORRIDERE È UN ATTO SOCIALE - Le emozioni del resto sono fondamentali: influenzano molte nostre attività quotidiane come l'apprendimento, la comunicazione e i processi decisionali. «Anche la frustrazione è un’esperienza umana fondamentale - sottolinea Jeffrey Cohn, professore di psicologia all'Università di Pittsburgh -, e questa ricerca ci ricorda che non tutti i sorrisi sono positivi». Possono esprimere anche disaccordo, sarcasmo, cortesia. In fondo sono atti sociali: si sorride per lo più quando si è in compagnia. E come spiega Marianne Lafrance, psicologa sperimentale all’Università di Yale, nel libro Lip Service: Smiles in Life, Death, Trust, Lies, Work, Memory, Sex, and Politics, fin da bambini impariamo che in alcune situazioni è opportuno sorridere, perché socialmente più appropriato.


FONTE CORRIERE DELLA SERA.IT

'IBERNATA' PER TRE GIORNI, BIMBA TORNA A VIVERE (clicca e leggi)


LONDRA - E’ nata morta, ma dopo un congelamento di 3 giorni la piccola Ella Anderson è riuscita a riprendersi e a vivere. La neonata ha perso molto sangue mentre era nel grembo materno. Dopo 25 minuti dalla nascita però è riuscita a respirare, ma aveva sofferto troppo la mancanza di ossigeno e i medici temevano che potesse morire o avere danni cerebrali permanenti. Per questo l’hanno trasferita d’urgenza all’Addenbrooke's Hospital di Cambridge. Il congelamento agisce rallentando il metabolismo del cervello, permettendogli di curarsi. La piccola Ella era avvolta in una coperta e acqua fredda e la sua temperatura è precipitata da 37° a 33.5°. "Quando siamo andati a trovarla in ospedale aveva tanti tubi attaccati al suo corpicino. Le ho messo la mia mano sulla testa ed era fredda", ha raccontato il papà Jason Anderson, 33 anni, di Werrington, Peterborough.Dopo 72 ore il calore del suo corpo è stato rialzato lentamente, di mezzo grado per volta. Dopo 11 giorni la piccola è potuta tornare a casa e dopo 9 mesi è riuscita a stupire i medici con i suoi progressi.
Ella ha ancora bisogno di fisioterapia, ma le scansioni non hanno mostrato anomalie nel suo cervello. La procedura di raffreddamento è stata dichiarata sicura ed efficace solo lo scorso anno, dal NHS NICE - National Institute for Health and Clinical Excellence. Il medico di Elle, il dottor Topun Austin, un neonatologo di Addenbrooke, ha spiegato che il trattamento che ha subito la piccola funziona per un bambino su nove. "E 'stato originariamente pensato che l’assenza di ossigeno provocasse danni immediati al cervello. In realtà il danno irreparabile si ha dopo un paio di giorni. Il raffreddamento è oggi universalmente considerata la terapia standard per i neonati che soffrono di una mancanza di ossigeno alla nascita, come Ella". "Non vedevo l'ora di tenerla per la prima volta tra le braccia e scaldarla con il mio calore”, ha detto commossa la mamma 32enne Rachel Claxton. "Noi ancora non possiamo essere sicuri del futuro, e di quali problemi si potrebbero dover affrontare, ma finora la piccola si è rafforzata sempre di più". Il congelamento tecnologico non è ancora praticato in tutti gli ospedali del Regno Unito. Dopo aver visto la loro piccola riprendere a respirare, Rachel e il lavavetri Jason hanno lanciato una campagna su Facebook per raccogliere fondi per rendere la procedura più disponibile. Più di 1.000 bambini l'anno muoiono o subiscono danni cerebrali causati dalla mancanza di ossigeno alla nascita. E quelli che sopravvivono possono avere disabilità permanenti come paralisi cerebrale.


FONTE leggo.it

TUTTO QUELLO CHE NESSUNO TI DICE PRIMA DI SPOSARTI (clicca e leggi)


 

Due persone diverse. Che scelgono le nozze, per iniziare una vita insieme. Un'alchimia dirompente. Con delle regole da conoscere in anticipo. Prima, in assoluto: la vita cambierà. Non sarà più la stessa:

 E’ arrivato il grande giorno? Comprati gli anelli? Chiuso il gas? No, scherziamo: ma non troppo. Il matrimonio è un appuntamento davvero importante per le persone che credono, sperano, di aver trovato l’amore: e vogliono cristallizzarlo, confermarlo in un unico, singolo attimo che, sperano, sarà eterno. Ma prima di accorrere all’altare – o agli uffici del comune, o in sinagoga, o ovunque si celebri il matrimonio – ci sono alcune cose che, forse, vale la pena sapere.
 

GUIDA PRATICA MINIMA - Non regole di galateo, o consigli per realizzare un buon matrimonio. O comunque, non subito. Piuttosto, una guida pratica di sopravvivenza anticipata.

“Cose che vale la pena che tu sappia”, per così dire: Internet ne è piena, così come le riviste in edicola, che scelgono di dedicare uno spazio importante a questi “uomo (o donna) avvisato, mezzo salvato”, per stare al detto popolare. Ad esempio GQ di questo mese che, oltre all’intervista di copertina dedicata a Cesare Prandelli, commissario tecnico della Nazionale Italiana, utilizza due pagine per diffondere, appunto, avvertimenti riguardo il matrimonio al pubblico, prevalentemente maschile, che legge il Gentlemen’s Quarterly, storica rivista americana di cultura maschile, sessualità,  cinema e musica.
 

CONSIGLI - Insomma, scrive GQ, l’uomo dovrebbe tener presente alcune cose prima di fare il grande passo e sposarsi. Primo, in assoluto: la vita cambierà. Non sarà più la stessa: “Ti diranno che non sta per cambiare il mondo”, specialmente se già convivevi con la tua ragazza. Che non potrà mai essere diverso da una vita in comune: “Quelli che te lo dicono mentono. E lo sanno”, dice, un po’ minaccioso, GQ. Ci sono ancora più tempi in comune, bisogna organizzarsi ed essere responsabili verso il partner – con il quale riuscire a trovare spazi e momenti speciali e comuni – e verso i figli, se ci sono; contemporaneamente è necessario preservare l’attenzione verso la vita di tutti i giorni, il lavoro e le incombenze quotidiane. Anche se non si crede in nessun Dio, dice GQ, “il matrimonio è un atto di fede”, perché non si sposa soltanto una donna (o un uomo), ma lei/lui fra “dieci, venti, trenta, quarant’anni”. Tutte ipotesi che, al momento del fatidico “sì” non si possono certo valutare anticipatamente. Per cui, sì, è un atto di fede.
 

 SESSO PROGRAMMATO - “Ti accorgerai che vi state trasformando nei vostri genitori”, dice GQ: “E la cosa non vi sembrerà nemmeno malaccio”, a contraddire il detto di Oscar Wilde che sosteneva come “la donna si trasformi sempre nella madre, ed è la sua maledizione; l’uomo mai, e questa è la sua maledizione”. Ancora, robabilmente, da sposato, “ti annoierai, e ti verrà voglia di andare a letto con la domestica”, o con la barista, o con la prima sventola che passa. Normale: lo è meno andarci davvero, però. Stop al sesso extraconiugale, forse non alle fantasie ma se ci venisse voglia “di invitare”, appunto, la barista per fare sesso a tre con la moglie” forse è meglio prima trovare un “buon avvocato divorzista”. Di più: il sesso nel matrimonio è rigidamente “programmato” perché sennò “si perde l’abitudine”. Nella vita si è impegnati e stanchi, e così ci si ritrova a “non farlo più da quattro mesi”. Meglio accordarsi per un bel martedì e giovedì fisso, no?

PAZZIA? - Normale: “Passerai un sacco di serate a casa”, dice GQ agli uomini, salvo avere poi qualche serata in cui poter uscire con un amico che non si vede da tempo a cui rovinare letteralmente la nottata volendo concentrare quattro mesi di divertimenti rinunciati e occasioni perdute in una singola notte. In ogni caso, mai dire “ho avuto la serata libera,perché è patetico ” dice il magazine. Sempre e sempre tornare a casa prima dell’alba perché il matrimonio vuol dire “stare a casa per colazione”; mai e mai dirle “sei pazza” o “non sei mica mia madre” – o dimenticare l’anniversario di nozze: orrore! Anche perché bisogna evitare di pensare che il partner sia, effettivamente, pazzo, dice GQ: “La sua irrazionalità per lei è normalissima”, e va trattata come tale. “Sposarsi”, dice ancora il Quarterly, “è come entrare in una strana setta”: paragonato ad un single, un uomo sposato “segue strane discipline, si proibisce alcuni cibi, frequenta persone che la pensano come lui”. Tutto ciò che esisteva prima del matrimonio sarà, quasi come in una terapia psichiatrica, semplicemente rimosso.
 

TRASFORMAZIONI - “Cosa spaventa di più”, dice GQ all’uomo che è passato indenne alle regole enunciate finora: “Concedersi totalmente ad un altro o non lasciarsi mai andare”? La scelta è di campo, anche per gli uomini più “sensibilini”, quelli che si sono sempre considerati parte della ristretta elite che non si esprime a mugugni: il matrimonio ha un pregio, toglie questa maschera. “Per giorni non avrai voglia di parlare. Di niente. Con nessuno. Ti scoprirai a guardare sport in Tv per tutto il tempo che passi a casa. Vorrai sesso sbrigativo e senza emozioni. Non c’è niente di male, ma il matrimonio”, dice il Gentlemen’s Quarterly, “ti mostrerà che sei come qualsiasi altro coglione con un pene”. Una trasformazione orribile o salvifica, a seconda dei punti di vista.
  

E LE DONNE? - Ma non è che il matrimonio abbia delle vere e proprie “disclaimer” anticipate solo per gli uomini. Sono moltissime le riviste femminili su internet, ad esempio, che mettono in guardia le signorine dal fare passi avventati. Laurie Weiss è una terapista di coppia e personale a tutto campo: ha scritto un libro chiamato “99 cose che le donne vorrebbero sapere prima di dire “Lo voglio”: una guida per un matrimonio di successo e soddisfacente”. Secondo la dottoressa Weiss, tutti i dubbi delle donne riguardo il matrimonio potrebbero riassumersi facilmente in sei “filoni”. Primo: “Avrei voluto sapere cosa è davvero il matrimonio”, perché molto spesso le persone che si sposano hanno ricevuto tutte le informazioni attraverso i media, i racconti, “e ci hanno creduto fino ad incartarsi”. E invece, quel che ci dicono gli altri (lo diceva anche GQ), gli esempi e i racconti, non valgono mai: ciò che non va durante il fidanzamento, in generale non migliorerà con le nozze, ma anzi potrà solo assumere caratteristiche difficilmente gestibili.

ATTENZIONI - “Avrei voluto sapere di più di me stessa”: sono donne che avevano “davvero poca conoscenza” di chi fossero, dove fossero, dove sarebbero volute andare “quando non erano così impegnate a rendere soddisfatte le persone intorno a sé”. Per sposarsi, per vivere in generale, è necessario essere saldi e felici nella propria quotidianità: soprattutto davanti ad una scelta così impegnativa. “Avrei voluto”, terzo dubbio, “non aver avuto così tanta fretta e essermi presa i miei tempi”. Sposarsi con una persona che si crede, solamente, di conoscere, può portare a sofferenze davvero incredibili: meglio prendersi il proprio tempo e se si ha un partner frettoloso porre dei paletti in maniera franca.

OCCHIO AI SOLDI E se è vero che siamo tutti la somma delle nostre esperienze, il difficile è “sapere che gli schemi familiari ci influenzano” perché la sfida è davvero mescolare due diverse idee della vita, e del matrimonio: quella dell’uno e quella dell’altro. “Avrei voluto sapere che i comportamenti non buoni non fanno che peggiorare”: quello che non ci piace nel partner, dicevamo, o viene affrontato prima del matrimonio, o non migliora semplicemente con un paio di anelli. Ultimo dilemma, ultimo inciampo su cui le spose dicono di cadere, è quello economico: “Avrei voluto prestare molta più attenzione al denaro”. Insomma, il matrimonio non è un affare facile: arrivarci preparati è un’arte.


FONTE http://www.giornalettismo.com

UN AMORE LUNGO UNA VITA INTERA ED OLTRE (clicca e leggi)

(foto Cascade News)


Il Daily Mail racconta la romantica e triste storia di una signora che non sopravvive alla morte dell’amato marito e muore al funerale.

IL CASO – Sono stati insieme 59 anni, un arco di tempo infinito per la statistica delle coppie moderne, un amore indissolubile e sciolto solo da colei che sempre separa. Due settimane prima mentre mangiavano insieme, Ken è morto davanti ai suoi occhi. La coppia viveva a Stoke-on-Trent e aveva cinque figli, dieci nipoti e sei pronipoti. “Da quando nostro padre è morto, siamo stati vicino alla mamma ma lei non riusciva a dirgli addio”.

L’ADDIO – Nancy Barrett, 84 anni, non ha dato l’ultimo saluto al marito ma l’ha seguito: il giorno del funerale, viaggiava in macchina in compagnia del figlio quando ha avuto un mancamento e non c’è stato più niente da fare. “Ho visto la sua testa posarsi sul sedile e non capivo se avesse avuto un ictus o un attacco cardiaco”. La donna è stata trasportata d’urgenza in ospedale ma è arrivata la conferma del decesso. “Come può il giorno più triste della mia vita, essere ancora più triste?” ha detto il figlio.


FONTE GIORNALETTISMO

L'AMORE DI UNA MAMMA: RIFIUTA LE CURE, PARTORISCE E MUORE (clicca e leggi)


ROMA – Sul web gira la tristissima storia di Chiara Corbella, una ragazza di 28 anni molto religiosa, che ha attraversato una vera e propria crociata per mettere al mondo un figlio sano: due le sono morti appena nati, per mettere alla luce la terza ha rinunciato alle cure per un cancro soggiunto nel frattempo ed è morta lei. Ora resta la sua testimonianza, insieme a quella del marito Enrico, è rimasta in un video che sta facendo il giro di Internet.
Chiara ed Enrico si erano conosciuti a Medjugorje, dove entrambi erano andati in pellegrinaggio. Nel settembre del 2008 si erano sposati. Un mese dopo lei aveva scoperto di essere incinta. Alla seconda visita però ha scoperto che la sua piccola Maria aveva un’anencefalia, ovvero non aveva una parte di cervello. Lei e il marito hanno deciso di far nascere comunque la figlia, che è morta 30 minuti dopo il parto.
Poi è stata la volta di Davide. Ancora una volta questa giovane coppia si è ritrovata davanti a una scelta. Davide era senza gambe: hanno deciso di farlo nascere comunque. E anche Davide è nato, e anche Davide è subito morto.
Poco dopo Chiara è rimasta incinta per la terza volta ma a differenza degli altri due sfortunati fratellini, Francesco è sano. La felicità della famiglia però è durata poco. Al settimo mese di gravidanza l’ultima brutta notizia: a Chiara è stato diagnosticato un cancro. Categorici i medici: “O la gravidanza o le cure”. Chiara ha scelto di far nascere Francesco. Solo dopo il parto ha potuto sottoporsi a un intervento chirurgico e alla chemio e radioterapia. Ma era ormai troppo tardi. Ed è morta.

RACCOGLIE 100MILA € CON UN BLOG: BIMBA LI DONA A UNA MENSA AFRICANA (clicca e leggi)



LONDRA - Una mensa scolastica verà costruita in Malawi grazie ai fondi raccolti da una bambina scozzese il cui blog con le foto di quello che mangiava a scuola ha avuto un successo globale su internet. Ma Hollywood e Michelle Obama resteranno probabilmente delusi: Martha Payne, nove anni, non prenderà parte a nessuna «rivoluzione alimentare» negli Usa come loro avrebbero sperato e farà di tutto per restare una bambina normale. Never Seconds, questo il nome del blog, aveva attratto le lodi di chef televisivi e celebrità, ma quando su un giornale locale erano uscite critiche alle cuoche della scuola, con un giornalista che ne aveva chiesto il licenziamento, la provincia di Argyll and Bute aveva deciso di vietare a Martha di fotografare quello che mangiava e di obbligarla a chiudere il sito. Ma dopo una valanga di proteste dal popolo di internet, l'autorità locale ha fatto marcia indietro e Martha oggi è tornata a scuola con la macchina fotografica.

Il suo blog, che dà un voto ad ogni pasto e riporta quanti bocconi le ci sono voluti per finirlo, serviva anche per raccogliere fondi per un'associazione di beneficenza per mense scolastiche in Africa. L'obiettivo di Martha era di raccogliere 7.000 sterline, ma invece, grazie al successo del blog, ne ha raccolte oltre 82.000. Ora la mensa in Malawi che Mary's Meals costruirà con i soldi di Martha si chiamerà Friends of Never Seconds in onore del suo blog. L'avventura di Martha ha presto catturato l'attenzione di una casa di produzione televisiva statunitense, che si è messa in contatto con il padre della bambina offrendole viaggi in Malawi e in America e la possibilità di incontrare la first lady Michelle Obama. Il papà David non si è tuttavia dimostrato interessato. «È una normalissima bambina di nove anni. Non vede l'ora di riprendere a fare foto ai suoi pasti. È diventato parte della routine di famiglia», ha detto ieri il padre.


FONTE leggo.it

ERIN MORAN CADUTA IN DISGRAZIA: DA HAPPY DAYS ALLA ROULOTTE (clicca e leggi)




Erin Moran caduta in disgrazia: da Happy Days alla roulotte. Bancarotta: destino triste e crudele che ha colpito molti attori protagonisti delle serie tv cult degli anni Settanta e Ottanta. Ora nella misera trappola è finita anche Erin Moran, ex star di Happy Days. Per un decennio, dal 1974 al 1984, l'attrice ha prestato il volto a Joanie, detta "Sottiletta", sorella minore di Rickie e figlia minore dei Cunningham. Il suo personaggio si è poi sviluppato in spin-off dal “Joanie Loves Chachi”, incetrato sulla sua love story con il cugino di Fonzie (punta di diamante di Happie Days). Da allora Erin Morin ha prestato il volto a personaggi minori in altre sitcom di successo come "Love Boat" o "La Signora in Giallo" ma nulla più.

 

Caduta in disgrazia, ora vive in roulotte. Così è iniziato il lento ma inesorabile declino culminato, come affermano i tabloid d'oltreoceano, nella bancarotta. Così l'attrice si è vista sfrattata dalla sua casa californiana per inadempienze e ora vive in una roulotte all'interno di un camping di New Salisbury, nell’Indiana.  Forse però non tutto è perduto. Sembra infatti che la Moran - insieme ad altre co.star dellla serie tv - potrebbe risollevarsi economicamente grazie alla causa intentata  contro la CBS e la Paramount Pictures. Il vecchio cast rivendica royalties e arretrati sulla vendita della collezione dei Dvd della serie per cifre stimate tra i 250mila e 500mila dollari.


FONTE http://www.newnotizie.it/

LA VITA E'... (clicca e condividi)





“La vita è:
1.RETTA CONOSCENZA, che vi da gli strumenti necessari per il vostro viaggio.
2.SAGGEZZA, per usare la conoscenza accumulata nel modo che meglio servirà alla scoperta della vostra presenza e del vostro presente.
3.COMPASSIONE, per accettare glia altri, che possono avere una mentalità diversa dalla nostra, con gentilezza e comprensione, mentre con loro e in mezzo a loro percorrete la vostra strada.
4.ARMONIA, per accettare il flusso naturale della vita.
5.CREATIVITÀ, per aiutarvi a capire e a riconoscere nuove alternative e sentieri inesplorati.
6.FORZA, per resistere alla paura e continuare ad avanzare senza garanzie di ricompensa.
7.PACE, per mantenervi centrati.
8.GIOIA, per permettervi di cantare a di ridere e di danzare lungo l’intero cammino.
9.AMORE, che sarà ala vostra guida costante verso il più alto livello di conoscenza di cui è capace l’uomo.
10.UNITÀ, che ci porta al punto di partenza… il luogo dove noi siamo uniti a noi stessi e a tutte le cose .”

Leo Buscaglia

IL GATTO CHE SALVA UN BAMBINO (clicca e leggi)



( foto BRUCE ADAMS - DAILY MAIL)

Gli animali possono riempire la vita di un uomo. Ancora di più se una persona ha problemi come il piccolo Fraser Booth, un bambino inglese che soffre di autismo. Isolato ed incapace di compiere anche i gesti più semplice, il giovanissimo Fraser è rinato grazie ad un gatto randagio.
 

MIAO CHE BELLO - Fraser Booth, raccontano i suoi genitori al Daily Mail, era un bambino molto sfortunato. Il piccolo inglese soffre di autsismo, ed ogni volta che non riusciva a fare quello che voleva, il bimbo di quattro anni scoppiava in lacrime e si deprimeva. Poi è arrivato Billy, un gatto randagio. Dal loro primo incontro il micio e Fraser sono diventati inseparabili, ed il piccolo Fraser ha inizato a capire che la vita può essere bella anche per lui. Ogni volta che Fraser vuol giocare, arriva il suo gatto, il primo a capire cosa la turba. “Se mio figlio è in giro o gioca nel giardino, il suo gatto è sempre nei paraggi. E’ come se lo controllasse, cercando di calmarlo. Ogni volta che Fraser si arrabbia sbuca dal nulla, e lo rassicura, e si siede sempre su di lui quando lo vede giù.”
 

 INTESA SPECIALE – La mamma di Fraser è una casalinga, ed aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava in suo figlio. “Non si sviluppava come gli altri bambini, non reagiva quando gli davamo i giocattoli o gli parlavamo”. La diagnosi di autismo ha comunque scioccato i genitori, che hanno visto quanta sofferenza la malattia provocava nel loro piccolo. “Per lui ogni cosa piccola della quotidianità diventa un’impresa, e ciò gli provoca grandi turbamenti”. Tutto è cambiato però da ormai un anno, quando nella vita di Fraser è arrivato Booth. “Quando siamo andati al gattile si sono scelti da soli, praticamente, e da allora sono inseparabili. Billy ha completamente trasformato la vita di mio figlio, e la nostra”. Da quando il gatto gioca col pòiccolo Fraser, è tornata la felicità anche in una famiglia colpita da una grave malattia.

FONTE GIORNALETTISMO

DONA UN RENE ALL'EX SUOCERA PER SCUSARSI DEL DIVORZIO (clicca e leggi)



(foto da Facebook)


«È stato il suo modo di mettere a posto le cose». Scott Wolferseder non è più arrabbiato con la sua ex moglie. Perché, sì, Erica Arsenault l’ha lasciato. Ma ha anche salvato la vita di sua madre.

Scott ed Erica si sono sposati nel 1993. Due figli, e poi, otto anni dopo, il divorzio. Non vogliono dire quale sia stata la causa scatenante, solo che è stata Erica ad andarsene via: «Si è sempre in due, ma probabilmente sono io ad avere più colpe. Poi quando cresci impari». Il matrimonio va in pezzi, ma Erica continua a frequentare la famiglia di Scott, rimane in contatto con le due ex cognate e, soprattutto, con la loro madre. Nella primavera del 2011, Erica legge su Facebook un appello: Dorothy, la sua ex suocera, è in dialisi e ha bisogno di un trapianto di rene.
Dorothy ed Erica (Facebook)
Non è la suocera da stereotipo, tutto il contrario: l’ha aiutata a scegliere l’anello, il vestito da sposa. Si vogliono bene. Erica prende subito in mano il telefono: «Non ho nemmeno dovuto pensarci su. Non ho mai pensato nemmeno per un istante che non l’avrei fatto».

 A gennaio del 2012, la scoperta di essere una donatrice compatibile. «Mi ha chiamato e mi ha detto “Sono compatibile”. Non riuscivo davvero a capire perché volesse sottoporre il suo corpo a tutto ciò», racconta Dorothy. Il 10 luglio, l’operazione: un successo, anche se Erica ha preso un’infezione che l’ha costretta a lungo a letto.

Ma rifarebbe tutto da capo: «Vorrei avere quattro reni, li donerei tutti». Ed Erica, guarita, è ancora stupita dalla generosità della ex nuora: «Erica mi ha dato la vita. Mi sento rinata. Chi l’avrebbe mai detto».


FONTE Vanity Fair
 
 

MANCHESTER, GATTO AIUTA BAMBINO MUTO A COMUNICARE: "ORA PUÒ DIRE TI AMO" (clicca e leggi)



MANCHESTER - Si chiama Jessi-Cat il gatto che ha completamente cambiato la vita di un bambino di sette anni, Lorcan Dillon, afflitto da mutismo selettivo, una forma di disordine mentale vagamente simile all’autismo, che impedisce ai bambini e agli adolescenti di parlare in contesti diversi da quello famigliare o di esprimere verbalmente le proprie emozioni. Un disagio che, almeno in parte, sembra essere stato superato con l’aiuto dei gatti.
Ora Lorcan può dire 'ti amo' e condividere le sue emozioni con le persone che lo circondano.
"Jessi-Cat aiuta Lorcan di comunicare e di esprimere le emozioni che normalmente Lorcan non sarebbe in grado di fare", ha commentato la madre, Jayne Dillon, che ha aggiunto " Lorcan è in grado di condividere l'amore con Jessi-Cat, cosa che non si può fare con le persone, e questa cosa è stata di fondamentale importanza per lui. Lui non esprimere le sue emozioni con gli esseri umani, non può dire 'ti voglio bene mamma', ma può invece farlo con Jessi-Cat".


FONTE leggo.it

L'ASSURDA SFIDA DI SUSANNE: "VOGLIO DIVENTARE LA PIU' GRASSA DEL MONDO" (clicca e leggi)



Susanne Eman è una donna americana di 33 anni che aspira a diventare la persona più grassa del mondo. Da più di un anno, Susanne che oggi pesa 340 chili, aspira a raggiungere il peso record di 730 kg.
La donna è fidanzata con Parker Clack, un cuoco38enne che sta per diventare suo marito ed ha due figli, Gabriel, 17 anni, e Brandon, 13 anni.
A proposito della loro storia d’amore, Susanne che vive a Casa Grande in Arizona sia al Sun, sia al Daily Mail ha raccontato: “E’ il cielo che ci ha fatto incontrare. Io amo mangiare e Parker ama cucinare. Siamo una coppia perfetta. Voglio essere la donna più grassa al mondo e per Parker va bene. Ama le donne grasse e vede quanto io sia felice quando mangio. Le sue abilità culinarie sono state ovviamente parte della nostra attrazione. Come avrei potuto resistere ad un uomo con questi talenti in cucina? Il suo piatto caratteristico, gli spaghetti alla bolognese, è il mio preferito. Potrei mangiarlo tutto il giorno”.
Parker assicura di preoccuparsi della sua salute: “Cerco di assicurarmi che [Susanne] mangi cibo salutare come l’insalata e che faccia i suoi esercizi. Spesso andiamo a nuotare insieme e ci piace molto”. 
Al momento il medico ha certificato che Susanne è in buona salute. Lo stesso medico ha però aggiunto che la donna sta letteralmente giocando con la sua vita. 


FONTE http://www.blitzquotidiano.it/

NATE VECCHIE. RARA MALATTIA LE FA INVECCHIARE SUBITO (clicca e leggi)


La famiglia Hartshorn è affetta da lipodistrofia, una malattia degenerativa che corrompe i grassi del corpo e fa sembrare più vecchi. Così Zara Hartshorn che anagraficamente ha 15 anni in realtà ne dimostra 50, con problemi annessi di relazione sociale.

E' dura la vita per le tre componenti femminili della famiglia Hartshon che in un mondo in cui la giovinezza e la bellezza giocano un ruolo fondamentale, loro sono nate già vecchie.

La lipodistrofia, infatti, non lascia scampo e procura un invecchiamento precoce dei tessuti adiposi che fa apparire la pelle molto vecchia e consumata.

Una sorte comune quella delle tre donne. Non solo Zara, ma anche la madre Tracey e la sorella Jolene, portano i segni della malattia. Così Tracey  che ha 42 anni, in realtà ne dimostra 70, nonostante abbia provato a sottoporsi ad un intervento estetico al viso per limitare gli effetti degenerativi della malattia.


Oltre la malattia la famiglia deve subire a volte anche gli insulti delle persone: in particolare Zara, la più piccola della famiglia, deve fare i conti tutti i giorni con la cattiveria dei suoi compagni di scuola che l'appellano con aggettivi dispregiativi come "vecchia" e "scimmia".


FONTE leggo.it