CASO ORLANDI, IL TESTE "LA SEQUESTRAI IO, POTREBBE ESSERE VIVA" (clicca e condividi)


Le rivelazioni dell'uomo che ha fatto ritrovare il flauto della ragazza scomparsa: "Ero uno dei telefonisti del sequestro. Emanuela, come pure Mirella Gregori, non subì violenza e fu trasferita a Parigi".

 
Il prossimo 22 giugno ricorre il trentennale della scomparsa di Emanuela Orlandi, sparita il 22 giugno 1983. In questi trent'anni non si è ancora riusciti a far luce sul caso, a sapere che fine ha fatto la ragazza. Sono state formulate le ipotesi più disparate ma ancora non si è giunti alla verità. In tal senso, possono rappresentare un fondamentale punto di svolta per le indagini le confessioni del superteste M.F.A., ovvero l'uomo che lo scorso 3 aprile con una segnalazione alla trasmissione "Chi l'ha visto?" ha permesso il ritrovamento di quello che risulterebbe essere il flauto (le immagini nella fotogallery) che Emanuela portava con sé nel momento della scomparsa.

L'uomo ha deciso di collaborare con gli inquirenti e ha confessato di essere "uno dei principali telefonisti" del sequestro che sarebbe stato organizzato "dal nucleo di intelligence di cui facevo parte con lo scopo di mettere pressione alla Santa Sede". Una sorta di "lobby del controspionaggio" usata nella lotta tra le diverse fazioni all'interno del Vaticano che  interveniva con foto e intimidazioni su temi all'epoca scottanti come "la gestione dello Ior, la revisione del codice di diritto canonico, i finanziamenti a Solidarnosc e le nomine". Il sequestro di Emanuela Orlandi, così come quello di Mirella Gregori avvenuto un mese e mezzo prima, rientrebbero così nella strategia attuata ai fini di condizionare la curia vaticana. Il superteste, inoltre, sostiene che in entrambi i casi non si sarebbe trattato di un vero e proprio sequestro, ma di un "allontanamento volontario", almeno nelle prime fasi. "La Gregori - sostiene il teste - addirittura si innamorò di un nostro operatore, andò all'estero e tornò solo una volta in Italia, nel 1994, per incontrare la madre in un caravan in corso d'Italia a Roma"; rivelazione smentita in toto dalla sorella di Mirella che l'ha definita una "falsità assoluta". Per quanto riguarda Emanuela, invece, "una sua compagna di scuola sarebbe salita con lei insieme ad un finto prete" nell'auto che la prelevò davanti al Senato il giorno della scomparsa. L'idea era "quella di liberarla presto, non appena la denuncia di scomparsa avesse creato pressioni" ma i piani cambiarono anche a causa "dell'appello che il Papa fece all'Angelus il 3 luglio che fece diventare il caso di dominio mondiale". 

Il teste assicura che Emanuela "non subì violenze" e che fino al dicembre 1983 "visse in due appartamenti e due camper, dove la rassicuravamo dicendolo che la famiglia era al corrente e le procurammo anche un pianoforte". In seguito "il gruppo la trasferì a Parigi, dove potrebbe essere ancora viva, così come Mirella, ma non ho idea di dove possa essere". L'uomo ha affermato, inoltre, di essere stato presente il giorno del sequestro a via Rinascimento, dove sparì la giovane: "ero lì per scattare delle foto alla Bmw in cui c'era De Pedis - il boss della Banda della Magliana, ndr -". Sul motivo per il quale si sarebbe deciso a testimoniare solo adesso, dopo trent'anni, ha detto agli inquirenti di essersi mosso ora in quanto fiducioso sul nuovo clima che si è instaurato in Vaticano dopo l'elezione di Papa Francesco. Gli investigatori stanno indagando per cercare di capire l'attendibilità delle rivelazioni del teste.

fonte http://www.net1news.org

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