ESSERE DISOCCUPATI OGGI (clicca e condividi)


Non avere una professione significa scontrarsi con i pregiudizi delle aziende e il proprio scoraggiamento 

 Tutti possono perdere un lavoro, ma riemergere da questa situazione è molto difficile. Le difficoltà risiedono sia nella depressione e nello scoraggiamento chi si ritrova all’improvviso disoccupato, ma anche nei pregiudizi che le imprese hanno nei confronti dei senza lavoro. Una diffidenza che rende sempre più arduo la risalita sociale di chi è precipitato nel buco nero della disoccupazione.

 DEPRESSIONE DISOCCUPAZIONE - Chi non ha più un lavoro non deve solo preoccuparsi dell’assenza di un reddito, e di un impiego che occupi il proprio tempo. La realtà trattegiata dagli studi internazionali è piuttosto drammatica, perchè le ricerche hanno evidenziato che la probabilità di una caduta nella depressione si decuplica per chi è disoccupato. Su cento persone che non hanno un lavoro, quindici di loro pensano al suicidio. Chi invece perde gioia nella vita è invece tra i disoccupati un terzo di più rispetto a quanti hanno perso un parente, secondo le analisi sociopsicologiche conodtte a livello globale su questo fenomeno distruttivo della nostra società, ed in questo momento sempre più diffuso. Ma uno dei grandi problemi della disoccupazione è il fatto che non è per nulla facile uscirne, perché oltre allo scoraggiamento i senza lavoro si devono scontrare contro i pregiudizi di chi dovrebbe riportarli nel mondo degli occupati.

 PREGIUDIZI DELLE AZIENDE - Secondo Henry Durant, il fondatore della Croce Rossa, le imprese dovrebbero dare aiuto ai disoccupati senza pregiudizi, ma la realtà delinea un quadro esattamente opposto. Le aziende prendono infatti con le pinze le applicazioni mandate dai senza lavoro. La vera ragione, come nota Die Zeit, per la quale persone anche con alta qualificazione professionale rimangono disoccupati è il fatto stesso della loro condizione di senza lavoro. Una situazione che peggiora con l’allungamento dei tempi di mancanza di impiego. I veri motivi per i quali le aziende preferiscon tentare chi lavora in altre imprese piuttosto che assumere un disoccupato ha varie spiegazioni, tutte riassimubili nel pregiudizio di chi si trova di fronte un lavoratore che ammette di essere stato licenziato, oppure al quale non è stato rinnovato il contratto, come capita sempre più spesso dall’avvento dei contratti precari.

 I VERI MOTIVI - Una delle prime risposte che spiegano l’enorme freddezza delle aziende verso chi non ha un lavoro è la convinzione radicata che chi è disoccupato lo sia diventato per colpa sua. Questo, nonostante il fatto che nessuna azienda possa affermare di non aver mai messo alla porta bravi collaboratori, a causa delle condizioni di difficile congiuntura che capitano sempre nel mondo del privato. La disoccupazione avviene infatti spesso per cause che non dipendono dalle qualità del lavoratore, come un fallimento improvviso che cancella il posto di lavoro. Un altro motivo dell’estrema diffidenza che hanno le aziende nei confronti dei disoccupati è il fatto che temono che il lavoratore cerchi un’occupazione qualsiasi essa sia, senza una vera motivazione, o passione, per le mansioni che gli saranno affidate. Un pregiudizio che però smentisce l’essenza stessa dei compiti delle risorse umane, che devono selezionare il personale in base anche a queste qualità. E non si capisce il motivo per il quale un disoccupato non dovrebbe possedere queste motivazioni ed invece un occupato in un’altra azienda sì.

 NUOVA PROPENSIONE - Il colloquio di lavoro è spesso decisivo per l’assuzione di una persona, e i disoccupati tendono a dare un’impressione meno favorevole a causa della loro insicurezza. Anche questo spiega perchè le aziende tendono a diffidare dei senza lavoro che cercano una nuova occupazione al loro interno. Per ovviare a questo difetto chi è disoccupato dovrebbe provare a recitare quando fa un colloquio di lavoro, interpretare un ruolo che mascheri le sue debolezze ed esalti invece le sue qualità che non sono state certo cancellate dal periodo di assenza dal lavoro. E’ però essenziale a questo fine che le imprese cambino atteggiamento nei confronti di di chi è disoccupato, perché la distruzione di capitale umano è un danno per le aziende stesse, che si tolgono potenziali risorse per loro e futuri consumatori essenziali per mantenere positivo il ciclo economico.

FONTE GIORNALETTISMO

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